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dialogo dei piloti distanti
nella quotidiana regata:
struggente ne avemmo una voglia
di margini d ombra 35
e come stille dal remo volante in cadenza
giungevano a noi quelle parole,
era l umida vela del mattino
la guizzante vacanza sugli stagni.
(E come il cielo avrebbe potuto non essere 40
una tesa freschissima bandiera
a stelle e strisce?
Fu cosí che ci presero).
*
Accadeva come dopo certi sogni. Un amore perduto
o un altro ritenuto impossibile o funesto appaiono. Op-
pure si tratta dell immagine di persona estranea che
d un tratto, nel sogno, si scioglie in gesti e parole che la
fanno amare. Non che al risveglio si corra in cerca di lei
Letteratura italiana Einaudi 29
Vittorio Sereni - Diario d'Algeria
o che qualcosa muti, della vita, per questo, ma dal sogno
un acuta dolcezza si prolunga nel giorno e di essa si è vi-
vi&
Fronte di Trapani, 1943.
Letteratura italiana Einaudi 30
Vittorio Sereni - Diario d'Algeria
IL MALE D AFRICA
a Giansiro che va in Algeria (1958)
Una motocicletta solitaria.
Nei tunnel, lungo i tristi
cavalcavia di Milano
un anima attardata. Mah!
È passata, e ora fa la sua strada 5
e un eco a noi appena ne ritorna,
col borbottío della pentola familiare
nei tempi che si vanno quietando.
Diversa da Orano cantava 10
la corsa del treno sul finire della guerra
e che bel sole sul viaggio e a sciami
bimbetti, moretti sempre piú neri
di stazione in stazione
già con tutta alle spalle l Algeria. 15
Pensa  dicevo  la guerra è sul finire
e ponente ponente mezzogiorno
guarda che giro per rimandarci a casa.
E dei bimbi moretti sempre piú neri
di stazione in stazione 20
give me bonbon good American please
la litania implorante. Rimbombava
la eco tra viadotti e ponti lungo
un febbraio di fiori intempestivi
ritornava a un sussulto di marmitte 25
che al sole fumavano allegre
e a quel febbrile poi sempre piú fioco
ritmo di ramadàn
che giorni e giorni ci durò negli orecchi
ci fermammo e fu, 30
calcinata nel verbo
sperare nel verbo desiderare,
Letteratura italiana Einaudi 31
Vittorio Sereni - Diario d'Algeria
Casablanca.
E poi?
Ho visto uomini stravolti 35
nelle membra  o bidonville! 
barracani gonfiarsi all uragano
altri petali accendersi  «sono astri
perenni», «no, sono fiori caduchi», discorsi
di cattività  40
farsi di estiva cenere,
e quando piú non si aspettava quasi
fummo sul flutto sonoro
diretti a una vacanza
di volti di là dal mare, da una 45
nereggiante distanza, in famiglia
coi gabbiani che fidenti
si abbandonavano all onda.
Ma caduta ogni brezza, navigando
oltre Marocco all isola dei Sardi 50
una febbre fu in me:
non piú quel folle
ritmo di ramadàn
ma un ansia
una fretta d arrivare 55
quanto piú nella sera
d acque stagnanti e basse
l onda s ottenebrava
rotta da luci fiacche  e
Gibilterra! un latrato, 60
il muso erto d Europa, della cagna
che accucciata lí sta sulle zampe davanti:
Tardi, troppo tardi alla festa
 scherniva la turpe gola 
troppo tardi! e altro di piú confuso 65
sul male appreso verbo
della bianca Casablanca.
Letteratura italiana Einaudi 32
Vittorio Sereni - Diario d'Algeria
*
Questa ciarla non so se di rincorsa o fuga
vecchia di dieci o piú anni
di un viaggio tra tanti&  s inquietano i tuoi occhi 
70
e nessuna notizia d Algeria.
No, nessuna  rispondo. O appena qualche groppo
convulso di ricordo: un giorno mai finito, sempre
al tramonto  e sbrindellato, scalzo
in groppa a un ciuco, ma col casco 75
d Africa ancora in capo
un prigioniero come me
presto fuori di vista di dietro la collina.
Quanto restava dell impero&
e il piffero 80
ramingo tra le tende a colmare la noia
e, non appena zitto, quel vuoto di radura
dove il fuoco passò e gli zingari&
Trafitture del mondo che uno porta su sé
e di cui fa racconto a Milano 85
tra i vetri azzurri a Natale di un inverno di sole
mentre  Symphonie nelle case, Symphonie d amour
per le nebbiose strade  la nuova
gioventú s industria a rianimare il ballo.
Siamo noi, vuoi capirlo, la nuova 90
gioventú  quasi mi gridi in faccia  in credito
sull anagrafe di almeno dieci anni&
Portami tu notizie d Algeria
 quasi grido a mia volta  di quanto 95
passò di noi fuori dal reticolato,
dimmi che non furono soltanto
fantasmi espressi dall afa,
di noi sempre in ritardo sulla guerra
Letteratura italiana Einaudi 33
Vittorio Sereni - Diario d'Algeria
ma sempre nei dintorni 100
di una vera nostra guerra& se quanto
proliferò la nostra febbre d allora
è solo eccidio tortura reclusione
o popolo che santamente uccide.
Questo avevo da dire 105
questo groppo da sciogliere
nell ultimo sussulto di gioventú
questo rospo da sputare,
ma a te fortuna e buon viaggio
borbotta borbotta la pentola familiare. 110
Appunti da un sogno
I due cunicoli, con feritoie, ne farebbero in pratica
uno solo se in mezzo non ci fosse uno slargo, una piaz-
zuola circolare.
Nello slargo, al centro dell unico labirinto che i due
cunicoli formerebbero, ci sono io.
Vivo simultaneamente la vita che si svolge nei due cu-
nicoli. A ogni feritoia, di profilo, mica guarda dalla feri-
toia, c è un uomo, soldato o graduato. Ognuno veste la
divisa cachi, piú chiara quasi bianca quelli di là, inglesi o
americani, insomma nemici, indiscutibilmente nemici.
Dalla parte di quest altro cunicolo si apre una botola,
no: una porta, una botola messa verticalmente.
Ne esce un maggiore (italiano), con un paio di baffi a
cespuglio, è piuttosto tozzo, in una divisa che sarebbe
cachi se non fosse propriamente verde oliva. Viene dalla
gavetta. Come ho fatto a capirlo? Mah! Questo non ha
importanza, ma viene dalla gavetta e io l ho capito.
Sento che è finita e mettendomi sull attenti saluto e
gli dico che abbiamo perso. Come se gli presentassi il
battaglione schierato, si mette sull attenti anche lui e ri-
Letteratura italiana Einaudi 34
Vittorio Sereni - Diario d'Algeria
sponde al saluto. Ha la faccia come la divisa, diven-
ta sempre piú oliva, poi grigiastra, infine nera. Mi si car-
bonizza sotto gli occhi o mi si mummifica? Si mum-
mifica.
Nei due cunicoli ci sono due gesti quasi ritmici, si-
multanei alla luce delle feritoie con lo stesso scatto istan-
taneo. Da una parte presentano le armi, dall altra le de-
pongono appoggiandole alle rispettive feritoie.
Uno solo fa un gesto diverso ma senza rompere il rit-
mo, anzi! sottolineandolo  come se tenesse lui il bando-
lo di tutto. Fa una specie di oplà, di piroetta su se stesso
di gioia acrobatica nell appoggiare l arma a sua volta.
È un soldato biondo, piú giovane degli altri. Italiano,
s intende. Ma si direbbe piuttosto inglese. Per la sua
biondezza? Per la piroetta di gioia? Solo adesso capisco
veramente che è finita, che la guerra è perduta.
Quanti dispiaceri la gioventú (degli altri) ci darà d ora
in poi.
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Vittorio Sereni - Diario d'Algeria
L OTTO SETTEMBRE  43-63
Sale macaroni piove sulla memoria
lo scalpore della solfa ingiuriosa
ma scorporata, volata via dal suo senso
quale forse poté
per tutto un pomeriggio spiovere 5
vivere come ritmo come ciarla d amore
dentro una stanza d Orano sul viluppo
di una coppia in affanno, di una copula
negro-francese
franco-americana 10
occupata di tutt altro
 noialtri in cenci là fuori sulle banchine e
sale macaroni la pioggia
sale macaroni le foglie
sale macaroni le navi dentro il porto 15
sale macaroni de mon amour
la guerra girata altrove.
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